Non suscettibile di pubblicazione

“Impubblicabile e non suscettibile di pubblicazione”. Così scriveva Enrico Piceni il 4 dicembre 1934 nella scheda di lettura per Mondadori de I clienti di Avrenos, di Georges Simenon. Pochi mesi prima, il 3 aprile di quell’anno, Mussolini aveva firmato una circolare diretta ai prefetti con cui ordinava a tutti gli editori di consegnare alla prefettura tre copie di qualsiasi pubblicazione avessero stampato. Fino a quel momento la censura libraria del regime era stata relativamente blanda, ostacolata da impedimenti di natura burocratica e diplomatica. Fu solo con la circolare del  1934 che subì un’accelerazione destinata a farsi sempre più feroce, determinando il progressivo controllo da parte della dittatura dei contenuti di tutta l’editoria nazionale.

Alla ricostruzione di questo processo e alla lunga guerriglia tra il “Censore” e quella che era diventata la più importante e “moderna” casa editrice italiana,  è dedicato il libro di Giorgio Fabre Il censore e l’editore. Mussolini, i libri,   Mondadori, appena pubblicato dalla Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori

Arnoldo impose con abilità sistemi innovativi per aggirare la nuova censura, in particolare la revisione delle traduzioni, talvolta emendate degli elementi più spiacevoli per il regime (per esempio, i suicidi) e affidate agli specialisti della casa editrice, tra i quali, oltre a Enrico Piceni, ricordiamo Luigi Rusca, Lavinia Mazzucchetti, Lorenzo Montano.

Concludono il volume oltre 200 schede dettagliate su altrettanti libri e 170  autori di una casa editrice il cui “sistema culturale” mostrava un profilo internazionale (si pensi a scrittori come Remarque, Faulkner, Zweig, Mann, Steinbeck, Vittorini, Moravia, Simenon) talvolta indigeribile per il duce.