La musa racconta

Eccole lì, signore e signorine, borghesi e popolane a parlarci di un’avventura artistica lunga oltre centovent’anni, da Hayez a Casorati, che è anche un pezzo di storia sociale italiana, in cui le donne sembra siano state quasi chiamate a rappresentare le grandi svolte del Paese. Sono le protagoniste, in quaranta dipinti, per poco meno di trenta artisti rappresentati, della mostra allestita al Centro Matteucci di Viareggio, “L’eterna musa”, e aperta al pubblico dal 2 giugno al 3 novembre.  Il tema, piuttosto sfruttato e declinabile in mille modi diversi, viene proposto con gusto e rigore attraverso una raffinata selezione di “tipi” femminili – le pensose, le complici, le affermative, le misteriose, le colte, le svelate –  a formare un itinerario sintetico ma articolato, e tutto al femminile, fatto di speranze, attese, sogni e desideri.  

Curata da Giuliano Matteucci, con interventi in catalogo di Cristina Acidini e Camilla Testi, l’esposizione vede, accanto a pittori quali Lega, Fattori, Favretto, Mancini, Campigli, Sironi, Guidi, anche alcuni dei principali Maestri italiani attivi per lungo tempo a Parigi, come il già citato Giuseppe De Nittis e Federico Zandomeneghi. Pur minoritari per quantità, i dipinti di questi artisti conferiscono un respiro europeo alla narrazione. Sempre eleganti, e sempre pronte a sfoggiare cappellini, sete, velette e vezzosi accessori, le loro donne vanno a teatro, alle corse dei cavalli, ai ricevimenti, o semplicemente a passeggio. Di tutt’altro carattere le muse degli italiani rimasti in patria,  più austere nell’abbigliamento e spesso colte  in una ritirata e tranquilla quotidianità. Dalla poetica dei Macchiaioli, passando per gli artisti di transizione tra i due secoli, si passa ai cantori del “ritorno all’ordine”, espressione di una sensibilità ormai prettamente novecentesca. Ne risulta un percorso variegato, tutto da scoprire, in cui ogni “musa”, inserita nel suo più o meno piccolo universo, ha una storia da raccontare.