La fanciulla della brughiera

Due secoli fa, per la precisione il 30 luglio 1818, nasceva Emily Brontë, autrice, com’è noto, di un unico ma celeberrimo romanzo, Whuthering Heights, conosciuto in Italia come Cime tempestose. Oggi, ogni anno, 85 mila visitatori raggiungono la canonica dello Yorkshire, nel Regno  Unito, dove visse Emily con le sorelle Anne e Charlotte, anch’esse scrittrici, e il fratello Branwell, schiavo dell’alcol. È dunque un vero e proprio pellegrinaggio quello verso la diocesi di Haworth, sul cocuzzolo di una collina bassa e scoscesa, dove ancora si percepisce nel paesaggio scontroso la presenza delle tre sorelle, e tra esse di Emily, che nel 1846 scrisse in pochi mesi il suo capolavoro. Quando, l’anno dopo, il romanzo fu pubblicato, suscitò lo scandalo perché si allontanava dalla morale vittoriana, mettendo in scena con un linguaggio crudo un amore mistico e tenebroso.

Ci volle del tempo perché la critica accettasse quell’opera “scolpita con semplici arnesi nella rozza materia”, come sintetizzò Charlotte Brontë.  In Italia, il libro arrivò nel 1926, con il titolo La tempestosa, grazie alla traduzione, per la casa editrice Alpes, di Enrico Piceni, che ne fece anche una lunga e apprezzata prefazione. In essa, Piceni raccontava, tra l’altro: “Un giorno, durante un disordinato vagabondaggio attraverso le letterature, mi trovai, di colpo, davanti a questa roccia scalpellata con un’arte così ingenua e possente, che le conserva tutta la maestà delle cose naturali e pur l’anima di una vita profonda, appassionata, che le cose naturali non hanno, e che solo il pensiero e la sofferenza umana possono infondere”.