Impressionisti d'Oltreoceano

Quando si parla di pittura americana, di solito si pensa al XX secolo. Difficile associare un altro periodo storico all’arte di quel giovane continente. Invece è esistita, eccome, una pittura americana dell’Ottocento. Ora viene riscoperta, e le sorprese non mancano. A Venezia è di scena fino al 28 maggio William Merritt Chase (1849-1916), forse l’esponente più noto dell’impressionismo d’Oltreoceano. Nelle sale di Ca’ Pesaro, dov’è stata allestita la mostra curata da Elsa Smithgall, Erica E. Hirshler, Katherine M. Bourguignon e Giovanna Ginex, si possono ammirare una sessantina di opere dell’artista, originario dell’Indiana, che nella città lagunare soggiornò dal 1877 al 1878: interni di vita borghese, colazioni in giardino, signore in poltrona, a testimonianza anche delle nuove mode di un ceto sociale in rapida ascesa. 

A riportare alla ribalta la declinazione dell’impressionismo francese in terra americana è poi il documentario, il 9 e 10 maggio anche nel circuito italiano, intitolato “Il giardino degli artisti”, regia di Phil Grabsky, che mostra fiori, fiumi, giardini e le immancabili figure femminili immortalati da pittori quali Childe Hassam, Mary Cassat, Philip Leslie Hale, John Singer Sargent, Willard Metcalf e tanti altri, a esprimere, tra l’altro, un desiderio di fuga dal rapido processo di industrializzazione e di urbanizzazione destinato a trasformare radicalmente abitudini e modi di vivere. Folgorati dai dipinti portati per la prima volta a New York nel 1886 da Paul Durand-Ruel, “patron” di Monet, Degas, Renoir e compagnia, molti artisti americani si recarono a Parigi per darsi anch’essi anima e corpo alla pittura en plein air, cercando ispirazione negli stessi luoghi frequentati dai “pittori ribelli”, per esempio il giardino di Giverny in cui Monet dipinse le sue celeberrime e inconfondibili ninfee.