Ieri e oggi

Cos’hanno in comune Giuseppe De Nittis, barlettano dell’Ottocento attratto dagli splendori della Parigi haussmanniana e dalle nebbie di Londra, ma sempre rimasto “uomo del Sud” nell’animo, e Ross Rudel, “artista-artigiano” del Montana, USA, classe 1960? E cosa unisce Carl Andre, il più grande esponente del Minimalismo, anch’egli americano (Quincy, Massachusettes, 1935) a Giovanni Boldini, il ferrarese, parigino d’adozione, brillante interprete della Belle Epoque? Universi molto distanti, eppure in qualche modo legati, o comunque suscettibili di un intrigante confronto, tanto da indurre Luca Massimo Barbero,  curatore della mostra La finestra sul cortile. Scorci di collezioni private –  in programma alla Galleria d’Arte Moderna di Milano fino al 26 febbraio prossimo – ad accostarli, all’interno di un itinerario, tra contrasti e assonanze, dove la contemporaneità si incontra con il passato.

Ad accogliere i visitatori, almeno nelle ore serali, sono gli effetti laser di Adaptation, creazione dell’artista americano Arthur Duff (1973), che con le sue scritte in movimento ridisegna la facciata di Villa Reale, rompendone gli schemi neoclassici. A seguire, tra i parquet, le colonne, gli scaloni e gli arredi d’epoca del museo, le opere di altri artisti viventi (ricordiamo, tra gli altri, Max Cole, Enzo Cucchi, Rudolf Stingel, Ettore Spalletti, Dan Flavin, Richard Long), provenienti dalle collezioni Panza e Berlingieri, dialogano con i capolavori dell’Ottocento e del secolo scorso custoditi dalla GAM. Così, le dodici Impressioni del Vesuvio di De Nittis fanno da contraltare alle sculture di Rudel. I due gruppi di opere si richiamano nel formato ridotto e nella disposizione. Ma non solo. Se il vulcano, con la sua potenza nascosta, colpisce per l’energia che imprigiona, le sculture lignee e astratte di Rudel rimandano anch’esse a forme viventi cariche di una forza vitale pronta a manifestarsi. Quanto ai rettangoli di travertino non lavorato di Carl Andre, freddamente e rigorosamente allineati sul pavimento, si contrappongono al dinamismo dell’Americana di Boldini  (1900-03 ca.), dai rapidi tratti e la posa disinvolta, collocata sulla parete centrale della sala.