Artisti, vino e parmigiano

“Sabato sera grassa serata in Bagutta per l’assegnazione del Premio”. Così, su un cartoncino intestato “Il nuovo Corriere della Sera“, annunciava il giornalista e scrittore Orio Vergani all’amico Enrico Piceni. La missiva non è datata, ma insomma erano gli anni d’oro della storica trattoria nel centro di Milano, non lontano dal Duomo, quando si ritrovavano lì le penne più brillanti del tempo, insieme a pittori come Giuseppe Novello (che era soprattutto un grande vignettista), Mario Vellani Marchi e tanti altri,  per parlare di arte e di letteratura, di teatro, dell’ultimo spettacolo scaligero.  Ma sempre con quello spirito conviviale che caratterizza le serate tra vecchi amici, davanti a un buon fiasco di vino, magari accompagnato da un “insigne blocco di parmigiano”, come diceva Piceni, che era uno dei più assidui alle serate. Nato nel 1924, il  locale che ha dato il nome al primo premio letterario italiano (istituito nel 1926 per iniziativa, tra gli altri, di Riccardo Bacchelli) e che nel tempo si è trasformato in un vero e proprio cenacolo artistico, ha chiuso i battenti all’inizio dell’estate scorsa.  

Il Bagutta  riaprirà, perfino raddoppiato, ma in una nuova location e con tutt’altro spirito, com’è del resto inevitabile. Calato, dunque, il sipario su un pezzo del tempo che fu, rimane la memoria. Con un pizzico di nostalgia, certo, specie per chi è rimasto e allora c’era, ma soprattutto con l’augurio che il passato, quello che ha ancora delle cose da dirci, continui a dialogare con noi.